La coltivazione del mandorlo è assai antica risale ad almeno a 3000-4000 anni avanti Cristo.
Quest’albero deve da subito aver affascinato l’uomo, era il primo a fiorire.
Il frutto non è però commestibile, se ne consuma il seme che come in tutte le Rosacee è originariamente tossico.
La ragione della sua tossicità sta nel fatto che contiene amigdalina, una molecola molto simile al cianuro. Blocca la respirazione e l’utilizzazione dell’ossigeno da parte delle cellule.
Il mandorlo nella varietà addomesticata divenne un albero fonte di un seme commestibile importante per le sue proprietà nutritive e terapeutiche.
Le api e tutti gli insetti impollinatori sembrano preferire il mandorlo proprio per la presenza nel nettare di questa pianta di piccole quantità di amigdalina, che sembra fornire un effetto tonico.
La mandorla è ricca di grassi polinsaturi ed è un ottimo complemento nelle diete vegetariane. Apporto di ferro e fosforo ottimale, elemento quest’ultimo trofico e per il sistema nervoso e protettivo del fegato.
Apporta inoltre magnesio, calcio, vitamina E, arginina importante per la crescita staturale e per la buona salute dell’apparato circolatorio.
Sembra che coloro che sviluppano il morbo di Parkinson consumino un quantitativo ridotto di mandorle nella dieta.
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