È un termine generico utilizzato per indicare tutti i prodotti chimici, naturali o sintetici, utilizzati per combattere gli organismi animali e vegetali che possono essere direttamente o indirettamente dannosi per l’uomo.
Nel termine non rientrano (sulfamidici, antibiotici) utilizzate per combattere i Microrganismi che provocano le malattie dell’uomo o degli animali.
In base al loro Impiego possono essere distinti in:
– insetticidi: usati per la lotta contro gli insetti nocivi in agricoltura e quelli potenzialmente pericolosi per l’igiene in quanto veicoli d’infezioni;
– fungicidi: usati per combattere l’insorgenza di muffe sulle colture (anticrittogamici), alimenti e materiali vari (tessuti, plastiche);
– erbicidi: contro le erbe infestanti.
Il loro impiego risulta pericoloso per i rischi che determina sulla salute umana sia di produzione, sia di applicazione, rischi questi ultimi che riguardano particolarmente i lavoratori agricoli.
Un altro rischio è rappresentato dai residui degli antiparassitari nei prodotti agricoli destinati all’alimentazione umana e animale e nell’acqua.
Un altro rischio è quello rappresentato dai residui e al fatto che molti antiparassitari non sono metabolizzabili e quindi vanno man mano aumentando di concentrazione lungo le catene alimentari. Si ha quindi un fenomeno di accumulo e al termine della catena le concentrazioni possono risultare molto elevate e spesso tossiche.
GLI ANTIPARASSITARI RIDUCONO LA COMPLESSITÀ DELL’ECOSFERA PROPRIO PERCHÉ SOSTITUISCONO CON SISTEMI DI REGOLAZIONE UMANI, SEMPLIFICATI E PRECARI, I SISTEMI DI REGOLAZIONE NATURALI MOLTO PIÙ COMPLESSI E STABILI.
Inoltre molte specie di parassiti spesso manifestano rapidamente fenomeni di resistenza alle sostanze con cui vengono attaccati e questo comporta un aumento della quantità di sostanza impiegata e una continua ricerca di nuove molecole più efficaci di cui però spesso non si conosce il reale impatto ambientale.
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