I siderofori o catturatori di ferro sono composti a basso peso molecolare in grado di complessare lo ione Fe3+ mediante chelazione molto specifica.
Recettori proteici di piante sono poi in grado di trasportare il complesso Fe-sideroforo all’interno della cellula.
Quando tale meccanismo agisce nel terreno è in grado di sottrarre tale ione all’ambiente, sfavorendo quindi la componente microbica del suolo incapace di produrre questi composti.
La capacità di chelare ferro, diminuendo così il suo contenuto nel suolo è alla base dei meccanismi che portano incrementi di crescita nelle piante da parte di P. Fluorescens e P .putida. Tali specie colonizzano l’apparato radicale della pianta sequestrando forti quantità di ferro e inibendo la possibilità di crescita a specie dannose per la pianta.
Un importante fenomeno di “cooperazione microbica” con riflessi sulla patologia vegetale è quello che avviene tra Azobacter vinelandii e A.tumefaciens. La prima specie produce un sideroforo in grado di solubilizzare il ferro presente nel terreno in forma insolubile. A. Tumefaciens è in grado di utilizzare soltanto tale ione nella forma solubile.
La presenza del primo batterio è fondamentale per il secondo, questo fenomeno capita spesso in microbiologia.
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