Da alcuni anni si assiste al fenomeno dello spopolamento degli alveari, senza una causa vera epropria, che porta all’estinzione di migliaia di famiglie. Il fenomeno ha destato preoccupazione soprattutto per il ruolo che le api svolgono nell’ambiente.
I problemi che oggi sembrano desta-re più preoccupazione per la vita delle api sono sicuramente: i repentini cambiamenti climatici; le nuove pratiche apistiche impiegate nella lotta alle malattie che, generalmente, fanno più danni che benefici; l’immissione nell’ambiente di nuove molecole chimiche (mi occupo in particolare di agricoltura essendo un ricercatore nell’ambito agricoltura essendo un ricercatore nell’ambito dell’ortoflorofrutticoltura e tutti giorni mi confronto con gli effetti che questi prodotti chimici di nuova concezione hanno sulle piante, sulla microbiologia del terreno e sugli insetti). L’ignoranza umana e le cattive pratiche di conduzione delle api stanno facendo il resto, aprendo la strada a nuove patologie che possono causare l’indebolimento, o una riduzione sensibile delle difese dell’alveare nel suo complesso.
In considerazione di ciò, è nata l’esigenza di sviluppare nuovi protocolli sostenibili che non
prevedano l’uso di chimica. L’apicoltura e la conduzione dell’alveare in questi ultimi anni sono cambiate, le cause sono da ricercare nella resistenza della varroa ai trattamenti chimici utilizzati per contrastarla oltre all’uso indiscriminato di fito-farmaci e non ultimo il continuo variare delle condizioni climatiche.
Oltre al protocollo proposto sull’articolo di Apinsieme di ottobre del 2016 “Microrganismi EM, protocolli ed esperienze per un’apicoltura sostenibile” con l’obiettivo di incrementare le difese immunitarie delle api tramite l’utilizzo di microrganismi simbiotici e attraverso la colonizzazione dei loro ambienti con batteri benefici e piante con un’azione stimolatrice e disinfettante.
In questo
documento vorrei mostrare i nuovi studi che attualmente sto portando avanti in questo campo.
Scopo del lavoro in particolare è stato quello di studiare nuove strategie naturali e microrgansmi che possano avere un effetto diretto sul controllo della varroa.
L’inula gel potrebbe avere un’azione di inibizione dei recettori posti sulle antenne e forse da verificare (sulle zampe) della varroa, che una volta inibiti non consentono alla varroa cieca di recepire i feromoni prodotti dalle api e quindi di spostarsi. Le varroe sembrano impazzite, stordite, ma generalmente sono vive.
Sperimentazioni effettuate in vitro, utilizzando i feromoni acido 9-ossi-2(E)-decenoico (9-ODA) e l’acido 9-idrossi-2(E)-decenoico (9-HDA) sembrano attirare le varroe. Se nella piastra viene posto un po’ di gel a base di inula invece la varroa non va nella direzione in cui viene rilasciato il feromone, ma si muove in modo circolare o addirittura va nella parte opposta. Quindi probabilmente l’odore di questa pianta e in questo momento se ne stanno valutando anche altre può nascondere i feromoni delle api alle varroe che in questo modo non riescono più a individuarle.
E’ stato valutata anche la possibilità che l’odore dell’inula possa creare problemi nella comunicazione fra le api, ma non è stato riscontrato nessun problema e mai nessuna morte. L’ape infatti diffonde i feromoni sia per via aerea, ma anche leccando i vari individui e potrebbe in questo modo bypassare l’effetto balsamico dell’inula, cosa che invece la varroa non riesce a fare.
scusate ma al punto D riferito allo sciroppo energetico disinfettante manca la quantita di em o sbaglio
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Dove si utilizzano le piante disinfettanti non si usano Microrganismi
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Buongiorno
Ho letto il suo articolo anche sé non inerente a quanto mi servirebbe ma comunque costruttivo. Magari sa rispondere al mio quesito,come faccio a neutralizzare l’effetto dell’acido ossalico ?
Grazie
Laricchia Gabriele
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Difficile in quanto prodotto altamente corrosivo, sia per contatto diretto che per inalazione. Considera che lo usano per le mine antiuomo
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