Ogni anno l’amianto causa migliaia di vittime per la sua tossicità, è infatti un killer “silenzioso” in particolare per le sue temibili fibre.
Tramite l’applicazione di determinati batteri (i lattobacilli) è possibile rendere le fibre di amianto innocue, riciclabili, riutilizzabili dall’industria come beni di consumo, concimi, pitture, metalli preziosi e biodiesel.
Inserendo quindi l’amianto in un impianto a biomassa, l’unione batterio-amianto genera CO2 che può essere riutilizzata per produrre biodiesel.
Da questo processo si ottengono inoltre ioni di calcio a cui basta aggiungere della soda per produrre dell’idropittura per dipingere le pareti.
L’amianto è inoltre composto al 50% di magnesio, un metallo prezioso che può essere generalmente acquisito solo dall’acqua del mare, dove è presente in piccole quantità, mediante un processo elettrochimico.
Sciogliendo l’amianto in una soluzione, è possibile ottenere grandi quantità di magnesio e, cambiando il voltaggio del processo elettrochimico, anche manganese e nichel.
Lo scarto di tutto questo processo è un composto di batteri benefici e silicati, che può essere utilizzato come fertilizzante per le piante.
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