Le piante, come gli animali, per fronteggiare l’attacco dei patogeni hanno evoluto delle strategie di difesa, non certo costituite da immunoglobuline e linee cellulari differenziate, ma altrettanto efficienti. In analogia con l’immunità innata e quella acquisita degli animali, tali strategie sono basate sia su barriere fisiche e chimiche, sia su meccanismi di resistenza attivi, ossia indotti dal riconoscimento del patogeno. Quest’ultimi possono essere stimolati da composti naturali o di sintesi, noti come induttori di resistenza, i quali costituiscono un’importante arma per la lotta alle virosi.
Tra questi induttori, chitosano e benzotiadiazolo (BTH) meritano particolare attenzione. Sebbene con meccanismi di azione diversi, questi composti sembrano in grado di attivare una serie di geni che inducono nella pianta una reazione di difesa, nota come resistenza sistemica acquisita (SAR).
Gli induttori di SAR possono, ancora, offrire un’efficace protezione verso alcuni stress di natura abiotica, come l’ozono (O3). Il chitosano indurrebbe la chiusura stomatica e, pertanto, l’esclusione dell’effetto fitotossico di O3, mentre benzotiadiazolo (BTH), stimolando l’ispessimento della parete cellulare ed incrementando il livello di alcune difese antiossidanti, renderebbe le piante più tolleranti all’inquinante.
Infine, essendo SAR un sistema multigenico, con la sua induzione non si correrebbe il rischio di selezionare ceppi patogeni resistenti o in grado di aggirare la resistenza indotta da un singolo gene come nel caso di organismi geneticamente modificati.
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