Echinopsis coltivati in maniera innovativa

Microrganismi EM e zeolitite a chabasite su ibridi di echinopsis, l’impiego di queste tecniche biologiche ha determinato un generale miglioramento qualitativo nella coltivazione delle cactacee. Inoltre gli Em si sono rivelati un efficace richiamo per le api e altri insetti utili (Articolo in uscita sul Floricultore di Marzo 2017)

Le piante grasse sono in grado di accumulare acqua nei loro tessuti allo scopo di sopravvivere a lunghi periodi di siccità. Succulente è quindi il nome più corretto, dal momento che il tipico rigonfiamento che mostrano è costituito da succo. Spesso si usa fare
distinzione fra cactacee e succulente, per indicare con le prime quelle piante appartenenti alla famiglia omonima e con le seconde tutte le altre famiglie di succulente non cactacee.
Gli echinopsis, oggetto dell’esperimento illustrato in questo articolo, sono cactacee che hanno come habitat principale la Bolivia, l’Argentina, l’Uruguay e il Paraguay. Presentano
fiori molto grandi, a volte profumati, poco duraturi, muniti di un lungo peduncolo; prodotti molti ibridi con stupende sfumature.

La prova ha dimostrato come le zeoliti e i microrganismi EM possano migliorare le caratteristiche qualitative e di coltivazione di una specie cactacea come l’Echinopsis.

L’utilizzo delle zeoliti e dei microrganismi EM può garantire come dimostrato da questa prova un evidente piante in coltivazione in termini di sviluppo delle piante, di sviluppo radicale e del numero e durata dei fiori.00010002

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